Perché soffriamo?

Pillole di saggezza

Esisto come sono e tanto mi basta,
se nessuno al mondo lo sa me ne resto tranquillo,
se ognuno e tutti lo sanno
me ne resto tranquillo.

Walt Whitman
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Autore: Marcella

Uno stato d'animo scomodo, la sofferenza

Vediamo insieme da dove nasce e come superarla.
Sono molte le situazioni che ci fanno soffrire:
  • incomprensioni di tutti i tipi, in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni
  • esclusione
  • gelosie e invidie
  • paure
  • solitudine e isolamento
  • amicizie che si interrompono
  • amori che finiscono
... la lista è lunghissima e possiamo andare avanti all'infinito, ma...
c'è un ma: tutte hanno qualcosa in comune: quella sensazione di non essere compresi, considerati o amati come desidereremmo.
In altre parole: soffriamo quando ci sentiamo sminuiti o non riconosciuti nel nostro valore.
Per tutti (chi più chi meno) è automatico considerare/percepire il proprio valore in base alle risposte che riceviamo dall'esterno rispondendo a convinzioni limitanti del tipo: se mi vedi, se mi consideri, se mi stimi, se mi ami io valgo. Di conseguenza, se ciò non accade, è perché non valgo abbastanza o, addirittura, nulla.
Quindi non solo soffriamo perché l'altro non riconosce il nostro valore ma perché noi stessi lo mettiamo in discussione.
E' più difficile, infatti, sentirsi potenti e magnificenti quando l'altro non ci riconosce.
E' vero? Sei d'accordo?
Beh, credo proprio di sì.
Ciononostante vorrei che prestassi attenzione al fatto che tu un valore ce l'hai indipendentemente da ciò che pensano gli altri e da ciò che da loro ricevi.
Ce l'hai per diritto di nascita e, se non ci credi, prova a guardare tuo figlio o un bambino qualsiasi:
pensi che abbia un valore intrinseco o no?
E se sì, per quale motivo tu, adulto, non lo avresti?
Sei stato un bambino anche tu, no? Quindi, come lui, hai valore!
Ed è qui l'inghippo: la causa principale della nostra sofferenza non dipende propriamente dalla situazione che stiamo vivendo o dalla risposta esterna che stiamo ricevendo, ma dallo scollamento dal nostro valore.
In altre parole, la causa principale della nostra sofferenza è la separazione da quella parte di noi autentica, intima e vera che vive e manifesta valore indipendentemente dal mondo esterno: l'Essenza.
Educati fin nella culla a dover dimostrare qualcosa per essere visti e amati, abbiamo perso il contatto fluido con lei e con le sue/nostre doti e qualità autentiche.
Sforzandoci di diventare qualcuno in base a determinate convinzioni personali o di apparire come gli altri si aspettano - invece di espanderci nell’essere chi siamo - abbiamo messo nelle mani dell'altro il nostro valore e, se l'altro a un certo punto se ne va, se lo porta via.
Non ti è mai capitato di sentirti inutile, incapace, non importante, non amabile - se non addirittura indegno/a - in seguito a una separazione o semplicemente a causa di una litigata o una divergenza di opinioni?
A me è capitato molte volte, purtroppo. Sì, molte volte nella mia vita ho creduto di non valere perché l'altro aveva smesso di amarmi o di considerarmi, come se dal suo amore e della sua considerazione dipendessi io, dipendesse chi sono.
Per concludere:
non è il diniego o la separazione dall'altro che ci fa soffrire, non è la situazione specifica che stiamo vivendo in relazione all'altro, ma il diniego e la separazione che noi stessi compiamo su di noi disconoscendo il nostro valore e quindi l'Essenza.
Come sempre ti invito all'esplorazione perché è l'unico modo che hai per far emergere chi sei e per dichiarare il tuo valore.
Puoi essere d'accordo con me o no, per cui sii autentico/a e aperto/a a ricevere i miei suggerimenti ma sii anche indipendente e coraggioso/a nel trovare e affermare la tua risposta.
  • Che considerazione hai di te?
  • Senti di avere valore indipendentemente dalla risposta che ricevi dall'esterno?
  • Puoi amarti e stimarti anche se l'altro non lo fa?
Analizza alcune situazioni in cui hai sofferto:
  • da cosa era causata la maggior sofferenza?
  • Qualcosa si è spezzato dentro di te?
  • Cosa hai fatto per superarla?

Trova un posto tranquillo e analizza te stessa, se vuoi - e questo è il miglior metodo che puoi trovare - prendi un quaderno e scrivi, una sorta di diario in cui organizzare i tuoi dubbi e le tue risposte.

Se sei appena arrivata/o in questa rubrica di #genitorieducatoriconsapevoli ti chiederai perché ti parlo di questi argomenti invece di educazione.
Perché per essere genitori o educatori consapevoli dobbiamo essere individui consapevoli.
La strada che percorriamo è in realtà un binario: su uno poniamo noi stessi e la nostra espansione, sull'altro il nostro essere genitore o educatore.
Per cui, una volta che hai esplorato te stessa/o osserva i tuoi figli o allievi:
  • che considerazione pensi abbiano del loro valore? Ne sono consapevoli?
  • Vivono pienamente e manifestano la propria grandiosità o ti sembra vadano un po' col freno a mano tirato?
  • Gli permetti di manifestarsi in tutte le loro sfaccettature?
  • Quando sei in disaccordo con loro, come re-agiscono: affermano se stessi o si ritirano?
In base alle risposte che hai trovato vai oltre e chiediti:
  • in che modo li sostieni nel percepire e nell'esprimere il proprio valore?
  • Quale comportamento hai sperimentato che possa essere di sostegno anche per noi?

Scrivile qua sotto, se vuoi, così possiamo instaurare un dialogo costruttivo.Se hai un account fb e, se sei un genitore, un educatore, un insegnante o un operatore del benessere puoi chiedere di iscriverti al gruppo Genitori ed Educatori Consapevoli e partecipare al Progetto Pane Amore e Consapevolezza.

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