Impariamo dai nostri figli

Pillole di saggezza

Esisto come sono e tanto mi basta,
se nessuno al mondo lo sa me ne resto tranquillo,
se ognuno e tutti lo sanno
me ne resto tranquillo.

Walt Whitman
Il Canto di Me Stesso

Scopri le mie pubblicazioni

pubblicazioni

Iscriviti al gruppo fb

Pane-Amore-e-Consapevolezza-imm

Iscriviti alla NewsLetter

Autore: Marcella

I nostri figli e allievi sono grandi maestri e dovremmo imparare da loro

L’ho sentito dire molte volte, ma è vero? Riflettiamo insieme.

Imparare, per un bambino significa diventare autonomo, crescere ed essere un individuo indipendente,

per uno studente: acquisire cognizioni e conoscenze attraverso lo studio e l’esercizio;

nel lavoro: apprendere metodologie che ci permettano di svolgere una determinata azione e attività;

nelle relazioni: rendersi capaci di percepire i propri impulsi e di seguire un determinato comportamento utile all’espansione del reciproco sentimento e della reciproca fiducia

e molto altro ma, secondo te, cosa accomuna tutte queste azioni?

Secondo me è l’esperienza: essere al centro dell’esperienza.

Imparare significa apprendere qualcosa mediante l’esperienza.

Quindi la prima cosa da fare per imparare è rivolgere l’attenzione a noi stessi, a cosa stiamo sperimentando attraverso l’incontro con l’altro.

Non è l’altro che ci insegna qualcosa; l’altro ci mette a disposizione le proprie conoscenze e il proprio modo di viverle, ma siamo noi a imparare attraverso la nostra esperienza.

E questo dove ci porta?

Ci porta a osservare quell’affermazione iniziale da una diversa prospettiva:

non sono loro a insegnarci  qualcosa ma noi ad apprendere quel qualcosa ponendoci in una dimensione di apertura e di osservazione utile alla nostra e altrui crescita.

Se poi vogliamo andare più in fondo, vedremmo chiaramente che questo non è un apprendere qualcosa che non conosciamo (non stiamo parlando di nozionistica ma di relazioni, è chiaro vero?) ma è più un ricordare e mettere in pratica ciò che già ci appartiene e che abbiamo un po’ dimenticato: la nostra Natura Essenziale, chi siamo autenticamente, ovvero tutte le nostre doti e talenti individuali e, permettimi, universali.

Il processo evolutivo, potremmo dire, è il passaggio dall’inconsapevolezza di chi siamo alla consapevolezza di ciò che già siamo nel profondo del nostro essere.

Non è una cosa da poco e non è semplicistico: è, potremmo dire, il senso autentico della vita, il mistero che, come esseri umani, siamo chiamati a svelare e a realizzare.

Ognuno di noi è venuto al mondo dotato di molteplici qualità che, nel mondo spirituale e intimo, chiamiamo Essenza.

Gioia, Creatività, Coraggio, Vulnerabilità, Volontà, Fiducia, Amore incondizionato, Compassione, Innocenza, Integrità, Pace, Immensità, e molto altro, sono tutti aspetti di quell’Essenza di cui tutti siamo dotati.

Ma torniamo da dove siamo partiti:

Cosa ci può insegnare / far ricordare di noi un bambino dai 0/3 anni?

Molto, ti assicuro, moltissimo: loro non hanno ancora i filtri che abbiamo noi e sono decisamente più in contatto con la propria vera natura e quindi sono più autentici di noi.

Un bimbo piccolissimo è curioso, per lo più gioioso, appassionato alla vita e all’esplorazione di sé e del mondo.

E’ mosso dal desiderio della scoperta: è il piacere stesso della scoperta. Non si cura di dover essere in un certo modo, non sa nemmeno cosa significhi essere composto o educato. Un bimbo piccolissimo si lascia affascinare totalmente da qualcosa, la esplora finché questa gli da piacere e poi si volge repentinamente verso qualcos’altro. Non sa cosa sia la metodicità: è totalmente immerso nell’esperienza del momento e, un po’ come un animaletto, non ha ancora il concetto astratto del tempo e dello spazio. Vive indiscutibilmente nel qui e ora… cosa cui tutti aspiriamo ma che pochi sono in grado di vivere.

Un bimbo nei primi anni di vita è l’espressione dell’innocenza, non ha secondi fini. E’ mosso dall’amore che vuole ricevere e che dà a piene mani.

Rapportarsi a lui implica tanto impegno e dedizione: ore e ore di attenzione e necessaria creatività.

Quindi cosa impariamo-ricordiamo di noi prendendoci cura di lui?

Possiamo ricordare la nostra dolcezza e innocenza, la nostra curiosità e passionalità, il nostro desiderio di dare e di ricevere amore, il nostro piacere e appagamento e, dulcis in fundo: la nostra creatività che non è solo appannaggio degli artisti, non è la capacità di creare opere artistiche di qualsiasi tipo. La creatività di cui parlo, per te che sei genitore, educatore o insegnante e principalmente un essere cosciente, è la capacità di trovare le risposte adeguate alla situazione che stai vivendo, e tu sai che rapportarsi ai tuoi figli o ai tuoi allievi ha bisogno costante della tua creatività.

Quindi, rapportandoci a loro, abbiamo la possibilità di percepire ciò che in noi re-agisce di fronte al loro comportamento e ciò che invece fluisce ed è armonico; in ogni caso avremmo un’esperienza e, analizzandola, o meglio vivendola coscientemente, avremmo la possibilità di esprimere chi siamo e di imparare qualcosa di noi.

Nel primo caso, per esempio, potremmo incontrare difficoltà nel far fronte a tutte le loro esigenze col risultato di percepirci incapaci o inadeguate/i di fronte a determinate difficoltà. Se questo accade mancheremmo il contatto con la nostra capacità creativa di trovare una soluzione. Ma, se portiamo l’attenzione a noi stessi e a ciò che sta accadendo a noi (frustrazione, giudizio, stanchezza, senso di colpa ecc.) abbiamo la possibilità di chiederci: cosa mi manca, quale risorsa non sto contattando?

Se facciamo questo, ti sembrerà strano, immediatamente comincerà a riattivarsi in noi la creatività che abbiamo creduto di non avere in quel momento. Aprendosi lo spazio creativo di auto-analisi, arriveranno anche le risposte necessarie a far fronte alla situazione.

Nel secondo caso, quello in cui fluiamo naturalmente con ciò che accade, percepiremmo ad esempio una profonda dolcezza e un profondo amore e glielo potremmo restituire con la stessa innocenza e totalità.

Se facciamo questo, significa che conosciamo quello spazio: noi stessi siamo dolci, innocenti, degni di amore e il nostro bambino ci sta mettendo nella condizione di ricordarlo.

Vedi: non è lui che ci insegna qualcosa, ma siamo noi che, attraverso l’esperienza che facciamo insieme a lui (sia che la consideriamo positiva o negativa) abbiamo l’opportunità di evolverci, non ricercando qualcosa là fuori o strategie di comportamento, ma ritrovando e riattivando in noi quelle stesse qualità che lui esprime liberamente e che noi abbiamo un po’ sbiadito.

Curiosità, passionalità, desiderio, piacere e appagamento, innocenza, amore incondizionato, creatività… sono tutti aspetti di una particolare qualità essenziale che chiamiamo GIOIA: la gioia di vivere e di essere noi stessi.

Ti pare poco?

Non credo.

Siamo consapevoli della nostra capacità creativa? Siamo abbastanza curiose, appassionate, innocenti?

Ma andiamo avanti: cosa può insegnarci/far emergere in noi un bimbo fra i 3 e i 7 anni?

In questa fascia di età il bambino comincia ad avere un senso di sé, sa di essere un individuo (separato dagli altri) e non è più in simbiosi totale con la madre. La sua esplorazione del mondo comincia in qualche modo a essere più strutturata e, per questo, un po’ più condizionata dal mondo esterno. Comincia a capire che ci sono delle cose permesse e altre proibite.

Desiderando l’indipendenza, che non esula dall’amore incondizionato, comincia a creare un determinato schema di comportamento, ma non per questo dimentica la propria natura originaria che lo pone al centro del proprio mondo interiore e del mondo in cui vive.

In questa fase comincia a dover scegliere fra essere se stesso o ad adeguarsi alle aspettative altrui. Tentenna fra la necessità di modificarsi e il coraggio di esprimere se stesso.

Ecco: il coraggio è una delle qualità essenziali maggiormente presente in questa fase evolutiva e che noi, rapportandoci al bambino, possiamo imparare/ricordare.

Il potere, l’essere capace di attuare qualcosa, è già esso stesso una sfumatura del coraggio ed è l’impulso primario di una qualità essenziale che chiamiamo FORZA: la forza di essere se stessi e di mostrarsi al mondo; la forza di sperimentare e di esprimere la propria grandiosità e gloria.

Il bambino esprime tutto questo liberamente: l’hai mai osservato?

Quante volte sbaglia, inciampa e cade (sia fisicamente sia metaforicamente parlando) e poi si rialza, si lecca le ferite e ci riprova fino a quando non è soddisfatto?

Tante volte, vero? L’hai fatto anche tu.

Quante volte segue le tue indicazioni e quante volte vuole fare a modo suo?

Sai bene quanto sia difficile, a volte, contenere questo impulso verso la propria autonomia, lo so benissimo perché ci sono passata anch’io.

Eppure, nonostante l’intenzione sia di dargli una direzione, il tentare di limitarlo nelle sue espressioni ed esperienze, significa anche limitarlo nell’espansione della propria forza, coraggio, autonomia, libertà e vitalità.

Cedere alle proprie paure, sostituirci a lui in qualsiasi modo, proteggerlo in ogni situazione, punirlo quando sbaglia e così via, non solo non aiuta nostro figlio/allievo a crescere indipendente ma, riguardo a noi, limita la nostra stessa espansione ed evoluzione.

Quindi, se vogliamo indirizzare nostro figlio/allievo verso la propria autonomia, dobbiamo e possiamo imparare ad attingere prima di tutto dalla nostra forza: ritrovare quell’autorevolezza autentica -contraria all’autorità- che abbiamo sperimentato anche noi in molte occasioni nella nostra vita.

Ecco, quindi, che il bambino, con il suo esprimersi -a volte contrario a noi- ci sta chiedendo di essere noi stessi autentici, coraggiosi, vitali e forti.

Attraverso loro abbiamo la possibilità di imparare/ricordare non solo un aspetto di noi potente oltre ogni limite, ma anche la necessità di riappropriarcene per essere una guida salda e giusta.

Siamo consapevoli del nostro potere autentico e autorevole, o cediamo all’essere autoritari e impositivi o, al contrario, iper protettivi e limitanti?

E andiamo avanti ancora un po’: cosa ci insegna un bambino/ragazzino fra i 7 e 14 anni?

Questa è l’età in cui la scuola e l’apprendimento intellettuale, come anche le attività sportive e artistiche, sono al centro della vita dei nostri figli e allievi.

Oltre a tutte le qualità essenziali di cui ognuno è dotato e che esprime dal primo giorno in cui è venuto al mondo, quella che maggiormente è presente (o assente) in questo periodo evolutivo è quella che infonde la giusta capacità di concentrazione e di dedizione nel raggiungere l’obiettivo desiderato: la Volontà.

Non che prima non fosse presente, anzi, ma in questa fase possiamo percepirla e vederla in lui in modo chiaro e limpido, perché è quell’aspetto essenziale che infonde la giusta fiducia in se stesso e nel mondo esterno a lui.

La Volontà è la determinazione autentica che si manifesta in presenza del piacere di compiere ciò che si è prefissato; dona chiarezza negli intenti e, sostenuta dalla Forza di cui abbiamo parlato prima, infonde la capacità di affermare la propria libertà e individualità.

Contrariamente a ciò che si pensa, la Volontà essenziale è esente dallo sforzo, anzi, è proprio l’opposto; segue la via della verità e non si cura di ciò che è giusto o sbagliato rispetto la società. Nella tradizione Sufi (da cui nasce il percorso di crescita che propongo) questa qualità viene paragonata a un guerriero impavido che insegue la verità scevra dal giudizio.

Se ti analizzi profondamente, puoi ricordare le molte volte volte in cui hai avuto quell’idea o quell’intuizione geniale e l’hai attualizzata senza curarti del giudizio altrui.

Lo ricordi? Come ti sei sentita?

Libera e potente, non è così?

Sebbene hai dovuto impegnare tutta la tua creatività e coraggio per attuarla, probabilmente non hai dovuto sforzarti ma hai seguito con determinazione il piacere di realizzarla convinta di essere nel giusto.

E’ questa dimensione che tuo figlio ti sta “insegnando”: direttamente o indirettamente, ti sta chiedendo di mostrargli cosa significhi essere in quel giusto, essere quel guerriero impavido. Direttamente o indirettamente ti sta insegnando a ricontattare in te quella fiducia e determinazione che ti servono per te stessa e per essere un autentico sostegno alla propria crescita ed evoluzione.

Ti sta chiedendo di essere quella guerriera e a insegnargli ad esserlo lui stesso.

………………………………..

Infine: cosa ci insegna un adolescente?

Hmmmmm, un adolescente è tanta roba e merita un discorso ampio ma credo che per oggi sia già abbastanza ciò che abbiamo visto.

Per cui, se ciò che ti ho illustrato ha un senso per te, se vuoi saperne di di più e sei interessata ad esplorare ulteriormente, rimani in contatto.

Se credi che questi argomenti interessino a qualche tua amica, conoscente o collega, invitala a iscriversi al nostro gruppo su fb: insieme possiamo creare un nuovo concetto di educazione volto verso l’amore e l’espansione delle qualità che abbiamo sopra accennato.

Vuoi altri spunti utili?
Clicca sul seguente link per altri articoli simili 
|

Altri articoli a tema

Ciò che fai non sei tu

Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.

APPROFONDISCI
Perché soffriamo?

Da dove nasce la sofferenza e cosa attivare in noi per superarla? Scopriamolo insieme

APPROFONDISCI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CounselArt
Indira Marcella Valdameri

Iscritta nei registri di categoria professionale SIAF:

Operatore Olistico Trainer cod. LO371T-OP
Counselor Olistico Professional cod. LO184P-CO

Professionista disciplinata ai sensi della legge n. 4/2013

Informative

2023 - Marcella Valdameri - Via Frecavalli,6 - 26013 Crema CR – P.IVA: 04154110235
chevron-down