Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
La convinzione che la felicità è un sentimento che dura poco è sbagliatissimo. La felicità non sono attimi, ma è una condizione eterna.
Fabio Volo
Tutti aspiriamo alla felicità che, in altre parole, è la libertà di essere noi stessi, cioè il poterci esprimere e agire nel mondo rispetto la nostra individualità; realizzare le proprie potenzialità, i desideri e le aspirazioni, seguendo i principi autentici dell'essere, con dedizione e amorevolezza sia per noi sia per gli altri.
Ma qualcosa non va sempre nel giusto modo. Qualcosa limita la nostra espansione e gioia del vivere.
Cosa?
La convinzione di non essere: abbastanza forte, capace, autorevole...
oppure
la convinzione di essere: debole, fragile, sbagliato, inadeguata, inutile, stupido...
Come vedi sono molte le convinzioni - ti sfido a non averne mai percepita almeno una - e tutte portano a tre tipologie primarie e universali che sono il credere di essere:
- indegni (di ricevere amore per esempio),
- separati dagli altri e più profondamente da noi stessi,
- perfino di non esistere.
Diversi studi affermano che nascono con noi all'atto della nascita e ancor prima nel grembo materno, e si cristallizzano nel corso della vita di ognuno.
Il nascituro, e poi il bambino nei primi mesi di vita, è in totale fusione con la madre. Non si sente separato da lei, anzi: crede di essere lei quindi vive ogni sua situazione emozionale come se fosse propria.
Se la mamma è triste, il nascituro si sente triste; se la mamma reputa di non avere abbastanza forza lui crede di non essere capace e così via.
C'è chi ancora non lo ritiene vero ma è così: è questione di chimica.
Le emozioni e gli stati d'animo sono ormoni che si muovono nel sistema con picchi di alta concentrazione e, visto che il nascituro riceve sostanze attraverso il cordone ombelicale, acquisisce anche queste informazioni.
Quindi è auspicabile che la madre sia il più possibile consapevole in tutto il periodo della gravidanza e poi ... per sempre.
Il nascituro, avendo già codificato queste informazioni a livello chimico, all'atto della nascita sviluppa un'idea primaria che lo accompagna per tutta la vita.
Naturalmente, non avendo ancora una personale identità, questa idea rimane e cresce a livello inconscio come un seme pronto a "sbocciare" quando se ne presentano le condizioni.
Facciamo alcuni esempi:
- il parto è difficile e la mamma subisce lacerazioni all'apparato genitale: il bambino percepisce il suo dolore fisico (oltre al proprio) e, reputandosi responsabile, può sviluppare l'idea di essere pericoloso, cattivo, troppo;
- il parto va per lunghe e la mamma in qualche modo resiste alle spinte: il nascituro potrebbe credere di non essere voluto, di non meritare amore, di non essere degno;
- il parto avviene per taglio cesareo: il bambino non deve attraversare il condotto del parto e non è sottoposto a innumerevoli traumi, eppure potrebbe convincersi di non essere capace, di essere debole e fragile e addirittura di non avere abbastanza valore per il semplice fatto di nascere per mano di altri.
Succede che, crescendo, quel seme matura e si fa strada nella nostra mente inconscia generando ferite profonde che determinano il carattere e la personalità di ognuno.
Ferite come Rifiuto, Abbandono, Indifferenza, Umiliazione, Ingiustizia e Tradimento ci accompagneranno quindi per tutta la vita e, seppur inconsciamente, saranno il luogo interiore in cui sprofondare ogni volta non ci sentiamo adeguati, capaci, riconosciuti e così via.
Diventare consapevoli della specifica convinzione che ci governa permette la nostra reale espansione; la possibilità di riappropriarci del nostro valore e di realizzare lo scopo, la mission (come si usa dire spesso) della nostra vita.
Prima di tutto rendendoci conto che esistono convinzioni inconsce primarie e che ce n'è una in particolare sempre in agguato.
Secondo: essere consapevoli che questa è una menzogna, ovvero: non è la verità. Tutti noi siamo degni, capaci, all'altezza! Dobbiamo solo crederci.
Terzo: rapportarci a lei in modo autorevole e significativo rompendo la sua costrizione e limitazione.
Quarto: sostituirla con un'idea potenziante, trovando quindi il proprio daimon, ovvero la vocazione o scopo autentico di quella parte più profonda che vive in ognuno e che chiamiamo anima o essenza.
Ritrovare quindi il nostro genio creativo che non ha limiti e non teme il confronto.
Quante volte abbiamo desiderato essere più di qualcosa, più di altri, più di noi stessi?
Qui non bisogna essere di più, ma essere se stessi, unici e irripetibili.
Una volta scovata e sconfitta la nostra convinzione limitante possiamo finalmente agire nel mondo in modo autentico e creativo e, soprattutto, testimoniare con la nostra presenza la possibilità di un nuovo modo di vivere.
I giudizi non avrebbero più senso perché nulla è più giudicabile.
Le esperienze, anche quelle che la ragione definirebbe negative, sarebbero considerate come passi sul cammino della nostra evoluzione e non tacche sul bastone dei nostri fallimenti.
Le relazioni sarebbero più amorevoli e profonde e la percezione di noi sarebbe positiva e luminosa.
Trova un ricordo in cui non ti sei sentito/a adeguata o all'altezza.
Prenditi qualche minuto e, portalo alla memoria: forse è una situazione lavorativa in cui un tuo superiore ti ha rimproverata, oppure una situazione familiare in cui non ti sei sentito riconosciuto, oppure ... trova tu una situazione di massima scomodità che hai vissuto veramente.
Immaginala profondamente: tu ora sei in quella situazione.
Ci sono tensioni, pensieri, sensazioni?
Esplora in tutti i tuoi aspetti (mentale, emozionale e fisico).
Quando ti senti totalmente immerso/a in quella sensazione prova a sostituire l'idea limitante con una potenziante: io sono capace, all'altezza, pronta per affrontare la situazione in esame.
Fallo al massimo delle tue capacità.
Tu ora sei nella nuova situazione.
Immagina di poter agire diversamente, sostenere le tue opinioni.
Come ti senti? Qualcosa si rilassa?
Esplora in tutti i tuoi aspetti (mentale, emozionale e fisico).
Ora prendi un foglio e dividilo in due: sul lato destro scrivi cosa ha limitato la tua esperienza, quali convinzioni l'hanno influenzata senza giudicare il tuo operato (quello che hai fatto era il massimo che potevi in quel momento!).
Quando hai elencato sinceramente le tue convinzioni, sul lato sinistro scrivi ciò che faresti ora nel pieno delle tue potenzialità.
Ora rileggile una ad una ad alta voce dicendoti:
in quella situazione, per proteggermi da .......... avevo creduto che ..........
oggi so che posso essere me stesso/a e decido di ............
Senti cosa succede dentro te.
E' un esercizio semplice che ti permette di ancorare le tue doti e capacità.
Puoi fare anche di più: puoi rileggerle ogni giorno e vedere se cambia qualcosa nella tua vita.
Buona esplorazione!
Photo credits: things inside my head by blackjack0919, deviantart.com
Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
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