Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
Un eone fa (o fra un eone), a ripetizione di quanto avvenuto e quanto avverrà in ogni eone, nel 3001 di quell'eone lì, una navetta spaziale giunse fino alla più remota regione dell'universo, quella in cui si era arrivati a identificare l'origine, la sorgente insomma.
Un solo cosmonauta era a bordo; addestratissimo, motivatissimo, sprizzante energia e conoscenza cibernetica, dotato di incredibilmente alto quoziente intellettivo, privo di emozioni che non fossero programmate.
Nel giungere a destinazione la navetta spaziale si adeguò sorprendentemente alla discottria obbiettivale che si smolecolava in un incalzare di vibranti percussioni cromatico-interogative fino a fotoizzarsi in espressioni così sottili da far dubitare persino della proiezione ipoerettile!
Sblavato da questa marea influstrita John cominciò pulsivamente a chiedersi:
"Dove cacchio mi trovo?
E soprattutto chi cacchio sono io?
Perché cacchio sono venuto qui?
Quando cacchio........"
Insisteva soprattutto sulla parola "cacchio"; si aggrappava a lei quasi come a un residuo di identità, umanità, emotività. Sentiva che se avesse pensato solo "Dove mi trovo? Chi sono io ecc." sarebbe evaporato nel nulla.
Invece restò lì e vide una camera opalescente in cui su una poltrona iridescente era seduto un adolescente... ma cosa dico?... era seduto un vecchio, ma così vecchio, così vecchio che a chiunque sarebbe passata la voglia dell'immortalità.
John naturalmente chiese:
"Chi cacchio sei tu?"
"Io sono il demiurgo", rispose il vecchio muovendo appena la glottide.
"Che cacchio significa demiurgo", disse John, pagando il fio di non aver fatto studi classici.
"Significa che sono l'AUTORE!"
La rivelazione rimbombò nella cameretta e si riverberò caleidoscopicamente nel circostante irraggiamento.
John rimase allocchito e, seppur sapendo già inconsciamente la risposta, chiese ancora:
"Di che cacchio" (ma il cacchio uscì fori fioco fioco) "sei l'autore?"
E puntualmente arrivò il:
"DI TUTTO!"
"Minchia!!!", fece John, che aveva un trisavolo siculo.
"Io sono l'autore di tutto. Io sono quello che voi ritenete LA SOMMA AUTORITA'"
Un silenzio pregno di se stesso e allo stesso tempo vibrante di potenzialità espressive calò come il ventre piumato di una chioccia sui pargoli ancora ingusciati.......................................Hmmm delizioso e inaspettato questo racconto che chiude il libro di Carlo Buono. Fresco fresco di stampa, raccoglie pensieri poetici che sorgono dal cuore di quella gente che con semplicità, molta semplicità, è arrivata alla fine di un cammino oscurato e poggia i piedi su strade luminose.
Hafiz e Rumi, senza dubbio, potrebbero essere i suoi compagni di viaggio.
Apro a caso qualche pagina e trovo:
Fui ingoiato
dall'aspettativa
e smisi di esserci.
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Il soggetto è misterioso
l'oggetto è misterioso.
La relazione fra soggetto e oggetto
è cosa certa.
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Io sono
testimonianza luminosa
dello strumento
in cui mi sono perso
per ritrovarmi.
Che dire?
Non c'è niente da dire, ma da assaporare ogni parola come fosse miele sul pane appena tostato.
Buona lettura!
Per avere il libro collegati a www.akashaedizioni.it
Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
Da dove nasce la sofferenza e cosa attivare in noi per superarla? Scopriamolo insieme