Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
Crescere non significa semplicemente aumentare progressivamente di proporzioni, statura e peso.
Crescere significa diventare maturo, adulto. In altre parole evolvere.
Dovrebbe essere la cosa più naturale che ci sia, eppure non lo è.
La maggior parte di noi è, sì, diventata grande, ma a livello emozionale è spesso incastrata nell'adolescenza. Vive lasciandosi governare da emozioni intense cui si risponde con re-azioni automatiche e inconsce.
L’ordinario stato di consapevolezza dell’uomo è ben lontano dalla reale piena consapevolezza che questi potrebbe raggiungere.
L’uomo pare rapportarsi a se stesso e al mondo esterno vivendo in una posizione intermedia fra inconscio e concio.
Crescere significa evolversi da questo stato intermedio verso una maggior consapevolezza e vitalità, e realizzare le proprie potenzialità.
A.H.Almaas, Work on the Superego, Ridhwan Fondation, 1992, pag.1
Nell’inconscio sono catalogati molteplici schemi di comportamento come risultato di esperienze passate, e sono disponibili in modalità automatica ogni qualvolta si presenti una situazione simile ad esse.
"Ho toccato il fuoco, mi sono scottata, quando vedo il fuoco so che non devo toccarlo".
E’ un esempio semplice e siamo contenti che il nostro inconscio si attivi nell’immediato per non farci sperimentare ogni volta la pericolosità del fuoco, contemporaneamente dimostra la nostra capacità di associazione, conscia o inconscia, fra una situazione e il nostro comportamento (e qui potremmo addentrarci nel funzionamento del nostro cervello ma non è questo il luogo).
“Sono uno studente universitario, da tempo tento di superare un esame difficile, mi sono preparato benissimo e per la terza volta mi presento all’appello, mi siedo davanti al prof. e faccio scena muta”;
“Il ragazzo che mi piace tanto mi invita a cena, scelgo accuratamente l’abito, passo ore davanti allo specchio per trucco e capelli, mi sento perfetta, all’incontro lui mi dice che sono bellissima ma io penso: non è vero, mi sta adulando e chissà cosa vuole da me”;
“Chiedo un appuntamento alla ragazza dei miei sogni, lei rifiuta perché ha già un impegno ed io penso che stia mentendo: sicuramente non mi considera alla sua altezza e in fondo in fondo so che non valgo nulla”.
Questi esempi sono meno semplici del primo eppure il meccanismo di base è lo stesso.
(l’uomo) non vede una situazione o una persona come veramente è ma attraverso il filtro dei propri giudizi o pregiudizi; questo lo porta a risposte e azioni non appropriate. Il risultato è sofferenza e frustrazione, e per ultimo lo smorzamento della vita.
A.H.Almaas
Non possiamo cambiare il nostro passato, è ovvio. Non possiamo intervenire sulle nostre emozioni, ovvio anche questo.
Ciò che possiamo fare è essere presenti, avere la capacità discriminante per comprendere la realtà oggettiva dei fatti, cioè non essere schiavi dei nostri pregiudizi consci o inconsci, ma relazionarci coscientemente a ciò che accade nel momento domandandoci se agiamo in risposta alla reale situazione o se siamo vittime di una qualche forma di controllo automatico interno.Nei prossimi articoli vedremo come si formano questi pregiudizi, quale parte della nostra struttura sovrintende questo controllo e come uscirne.
Alla fine di diversi articoli ci sarà un invito all’auto-indagine sul tema che si è trattato.
Trova il modo più adatto alla tua esplorazione: puoi usare la scrittura, oppure metterti davanti a uno specchio e parlare ad alta voce come se l’immagine di te sia un’altra persona, o semplicemente siediti comodo o sdraiati ed esplora in silenzio.
Per iniziare ti invito ad analizzare una o più situazioni in cui credi di aver agito in base ai tuoi giudizi o pregiudizi e prendi nota di come ti sei sentito/a in quei momenti e come ti senti ora nel riportarli alla memoria.
Se vuoi puoi condividere la tua esperienza scrivendo nell'apposito spazio, specificando la tua intenzione di essere pubblicato/a o no.
Sono questo e sono quello... tutte immagini e ruoli che in realtà sono in-form-azioni: azioni nella forma. Mi rappresentano ma non sono me.
Da dove nasce la sofferenza e cosa attivare in noi per superarla? Scopriamolo insieme