Kai è ammalato, gli manca poco: un anno forse, pochi mesi. Aveva girato il mondo e aveva avuto fama e ricchezza. Ora vive su una carrozzella ed è consapevole di ciò che lo aspetta. S’interroga sull’amore, quello vero senza proiezioni o condizioni, quell’amore che include il Tutto, che non ha scelta, che è.
Chiara, la sua compagna, è giovane, inafferrabile, innocentemente selvatica. Ha lasciato le pubbliche relazioni per vivere con lui. Sebbene arrabbiata e spaventata, non media, non manipola. Non asseconda il compagno nelle sue paranoie e frustrazioni, ma sa ammettere le proprie responsabilità quando ci sono. S’interroga sulla morte: il suo significato, la sua violenza.
Ugo è un ex professore di filosofia che, rifiutata la carica di rettore, si ritira a Montemassi con una gatta, il suo passato e le foto della Lella. Scrive la storia di Chiara e di Kai e facendolo s’interroga sulla vita, sulla solitudine e sulla bellezza. Ha due figlie che interrompono qua e là l’intreccio del racconto accompagnandolo fra il passato e il presente.
Il tema principale, a un primo scorcio, può sembrare l’eutanasia – Kai e Chiara, infatti, affrontano questo tema – eppure è il pretesto di riflessione sulla vita e il suo significato.
Le due storie, inizialmente distinte e separate, pian piano s’incatenano una all’altra, si sormontano, fino a diventare un’unica storia. Sullo sfondo è la Maremma, terra di passione, di poesia e di silenzio, che assomiglia ai personaggi, che li accudisce e li custodisce nel loro vivere e trasformarsi.
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